Nello stesso anno, il 1927, in cui il teatro musicale di Broadway raggiungeva la propria maturità con il glorioso Show Boat di Jerome Kern e Oscar Hammerstein II, Hollywood inaugurava con The Jazz Singer, primo film
ancora parzialmente sonoro e veicolo per il canto magnetico e febbrile di Al Jolson, quella che sarebbe diventata una tradizione altrettanto formidabile tra
gli studios Warner, Paramount e Metro Goldwyn Mayer: una tradizione esaltata dai talenti compositivi di tanti degli stessi songwriters di
Broadway (Kern, i fratelli Gershwin, Rodgers e Hart, e molti altri, trovarono uno spazio rilevante nella Hollywood degli anni Trenta) e dall’
originalità e dal carisma di cantanti, ballerini e attori come Bing Crosby, Judy Garland, Fred Astaire, Frank Sinatra, Gene Kelly, Eleanor Powell o
Donald O’Connor.
La rassegna illustra alcuni aspetti del musical hollywoodiano nell’arco dei suoi tre decenni più dinamici e vitali, alternando
originals cinematografici che si richiamano con humor alla classica “rivista” di Broadway (Broadway Melodies of 1938) e
schiette traduzioni filmiche di commedie musicali broadwaiane (Bells Are Ringing), film drammatici dal denso contenuto musicale
(Pete Kelly’s Blues), sontuose biografie musicali (Words and Music) e più umili e snelle commedie animate da
canzoni
(Ride ‘Em Cowboy).
Il filo conduttore si trova naturalmente nella presenza di grandi personalità femminili, e nel loro
richiamo seppur talora marginale all’estetica jazz e blues, e parallelamente nel contenuto jazzistico del repertorio: negli otto film, tutti, per
motivi diversi, rimarchevoli, che compongono la rassegna, e nei programmi “di varietà” che li accompagnano, si apprezzano voci (e volti)
di grandissimo fascino, da Ella Fitzgerald a Judy Garland (entrambe colte nelle varie fasi delle loro luminose carriere), dalla giovane
Abbey Lincoln all’anziana Sophie Tucker, da Doris Day a Peggy Lee (l’una e l’altra in performances drammatiche di raro spessore), da
Julie London, con la sua pura sensualità canora, a Judy Holliday, miracolo di fusione tra sottile comicità e struggente grazia interpretativa.