Nel blues, più ancora che in altre forme della canzone americana del Novecento, è difficile separare i diversi
registri emotivi: malinconia, arguzia, rabbia, gioia, disperazione, esultanza, rassegnazione, cupezza, sono spesso
fittamente intrecciate nel canto e nel racconto di menestrelli, trovatori, shouters e sciantose dell’America nera rurale ed urbana.
Se il riso è non di rado la maschera del pianto (“I’m laughin’ to keep from crying”, come cantavano Clara Smith e altre maestre del blues “classico”, nei cui spettacoli canzone e sketch comico coesistevano o si alternavano in maniera serrata), l’umorismo è del blues una componente
tanto variegata quanto fondamentale,
una miscela talora irresistibile di ironia, sarcasmo, giocosità, cruda comicità ed esuberante spirito celebrativo
che integra, bilancia o contrasta, insaporendole, le più tormentose e laceranti espressioni del “blues feeling”.
Nella rassegna cinematografica che apre l’edizione 2006 di Blues al Femminile, tre
opere singolari
(i classici Cabin in the Sky di Vincente Mannelli e Carmen Jones di Otto Preminger e la ruspante commedia
degli anni Settanta, Amazing Grace) propongono di questa miscela intriganti rappresentazioni in chiave hollywoodiana:
grazie anche alle rimarchevoli performances di cantanti-attrici come Ethel Waters, Lena Horne, Pearl Bailey,
Dorothy Dandridge e Moms Mabley, dive afroamericane che del linguaggio blues hanno saputo esprimere le diverse sfaccettature
umoristiche e drammatiche.
Il programma delle tre giornate comprende anche un’ampia varietà di concerti, documentari,
spettacoli televisivi, shorts e soundies, che spaziano per l’intero orizzonte cronologico, geografico e
stilistico del blues al femminile: dalle sofisticate songbirds Adelaide Hall e Mabel Mercer negli anni Trenta alla
verace veterana Ruth Brown e alla giovane e veemente Shemekia Copeland all’alba del Ventunesimo secolo, dall’ardente gospel
di Inez Andrews e Twinkie Clark all’asprigno down home blues di Jessie Mae Hemphill, dalla Broadway di Leslie Uggams
al Texas di Sippie Wallace, dal pulsante R&B di Esther Phillips e Etta James al jazz dinamico ed elegante di Nancy Wilson,
Abbey Lincoln e Ella Fitzgerald.
Tra una proiezione e l’altra ad aggiungere il calore e l’imprevedibilità dell’esibizione live al programma cinematografico
sarà una intermission artist sensazionale: EG Kight,
figura di primo piano nel grande circuito della roots music negli Stati Uniti, creatura del Profondo Sud capace di fondere
con grazia, determinazione e incantevole naturalezza elementi espressivi di country, blues, soul e jazz.