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:: LINGUAGGI JAZZ 2004 ::

Sabato 7 febbraio - Piccolo Regio Puccini ore 21

ZOLLAR SYSTEM BIRD LIVES
Omaggio a Charlie Parker

James Zollar, tromba
Patience Higgins, sax tenore
James Weidman, pianoforte
Ugonno Okegwo, contrabbasso
Bruce Cox, batteria


Il riuscito film di Robert Altman, Kansas City, evocava con gusto e realismo l'effervescente clima musicale di quella che negli anni Trenta era chiamata "la Parigi dell'Ovest". Vi apparivano, negli azzimati panni dei loro nonni, parecchi jazzisti contemporanei (la pellicola è del 1996), ma l'unico originario della città era il trombettista James Zollar, il quale ancor oggi protesta, ridendo, che "non ci lasciarono tenere i vestiti, finite le riprese!"
Zollar, classe 1959, vanta importanti collaborazioni con personaggi fondamentali della Kansas City dell'altro ieri, soprattutto col veterano pianista Jay McShann (la cui formazione ospitò l'esordio su disco di Charlie Parker nel 1943) e con Big Joe Turner, l'indimenticato "Boss of the blues".
Più recentemente è stato in sala di incisione con le formazioni di David Murray e di Don Byron e ha partecipato ad estesi tour mondiali con la Duke Ellington Orchestra, sotto la direzione prima di Mercer e poi di Paul, rispettivamente figlio e nipote del Duca.
L'affetto di Zollar per la musica del più illustre figlio musicale della sua città, Charlie Parker, è palpabile. "Sono cresciuto nella tradizione del bebop.
 
James Zollar
È come un fantasma che si aggirava continuamente per casa mia. Mia mamma aveva una estesa collezione dei 78 giri di Bird, e quando avevo 14 o 15 anni ho cominciato a studiare quei dischi con attenzione. Mi ha sempre impressionato l'armonia. E il ritmo... Bird scomponeva il ritmo in una maniera stupefacente!".
Non sorprende che l'esordio discografico a proprio nome sia stato, nel 1997, Soaring With Bird, un programma di brani composti o legati al grande altosassofonista. Lo stesso programma che James propone a Torino con il degno Zollar System e che gli permette di "prendere il volo", come insinua il titolo dell'album, con pulizia esecutiva e linearità di improvvisazione.
Di rara efficacia l'uso della sordina, particolarmente in brani come "Parker's Mood" o "I Didn't Know What Time It Was". È una specialità appresa, oltre al caratteristico growl, durante gli anni ellingtoniani, che rivela gli echi di Barry Lee Hall, di Clark Terry e, ancora più lontani, di Cootie Williams.
Per le parti di sax tenore Zollar ha scelto un altro alunno dell'orchestra di Ellington. Il multiancista Patience Higgins ha una lunga gavetta anche nel rhythm and blues, alle dipendenze di Wilson Pickett e di Sam and Dave, ma è noto soprattutto per la sua militanza, al baritono, nelle ardite posse guidate da Hamiett Bluiett-Baritone Nation e Blueblack.
La versatilità di Patience al tenore si ascolta in Live In Harlem, una jam session catturata in presa diretta al St. Nick's Pub di New York, sede di storiche registrazioni dello stesso Charlie Parker. Il suo suono corposo, di gola, la passione per variazioni geometriche sul tema e un'evidente preferenza per la linea dura del bop aggiungono una essenziale vitalità alla riproposizione del repertorio parkeriano.


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