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13a EDIZIONE
novembre-dicembre 2003

MISS WANDA JOHNSON BLUES BAND
Wanda Johnson, voce
Gary Erwin, tastiere
Eddie Phillips, chitarra
Chuck Morris, armonica
John Etheridge, batteria
in Piemonte dal 19 al 30 novembre
inizio concerti ore 21
MERCOLEDI 19 OMEGNA Teatro Sociale Via Carducci 8
GIOVEDI 20 NOVI LIGURE Teatro Ilva Corso Piave
VENERDI 21 CASALE MONFERRATO Salone Tartara Piazza Castello
SABATO 22 GAGLIANICO Auditorium Via XX Settembre 10
DOMENICA 23 PINEROLO Circolo Sociale Via Duomo 1
LUNEDI 24 ASTI Sala Pastrone Teatro Alfieri Via Al Teatro 2
GIOVEDI 27 VESPOLATE Sala Polifunzionale Via Don Minzoni
VENERDI 28 BORGO VERCELLI Palestra Comunale Via Tasso
SABATO 29 TORINO Piccolo Regio Piazza Castello 215
DOMENICA 30 SAVIGLIANO Teatro Milanollo P.le Turletti 7
Il ventunesimo secolo si è aperto con la celebrazione della giovanissima Shemekia Copeland (figlia d’arte, il padre era un maestro del R&B texano, Johnny Copeland) come nuovo, esplosivo talento del mondo del blues. Ma per quanto fiero e potente sia il segno espressivo di Shemekia, c’è qualcosa di ancora più autentico, di più tenacemente incatenato alla tradizione afroamericana profonda, nel canto di un’altra creatura emergente del blues, Miss Wanda Johnson. Originaria del Missouri (terra di grandi voci soul-blues al femminile: Shirley Brown, Ann Peebles, Barbara Carr) e attiva nella fascia sudorientale degli Stati Uniti, e in particolare sui palcoscenici del South Carolina, con le dinamiche blues band di Gary Erwin e di Cocktail Frank, Miss Wanda sorprende per la pugnace determinazione e il sottile ma penetrante senso di minaccia con cui affronta classici del blues postbellico come “Big Boss Man”, “How Blue Can You Get” o “Little By Little”, per l’asciutta eloquenza che sa dare al racconto e al personaggio che via via interpreta, in un equilibrio di controllata aggressività e feeling abilmente filigranato che la fa apparire molto più matura della sua età. Nella sua voce screziata, chiaroscurale, dai margini agrodolci e dalla fine trama di modulazioni e decorazioni espressive, come pure nella sua bella concentrazione scenica, si coglie la vivida eco dell’esperienza umana e artistica della storia del blues e del soul (e anche il riverbero della sensibilità lirica tipica della contigua area musicale del country).
L’album di esordio, Call Me In Carolina, rivela tutte le virtù e il formidabile potenziale di Miss Wanda Johnson nella solida cornice della band di Gary Erwin che miscela con gusto sonorità e varietà ritmica di blues, soul, R&B neorleansiano, rock sudista. Tra covers e originali, la cantante mantiene il suo aplomb e la sua sensibilità interpretativa, la sua chiarezza e corposità di dizione, il suo timing sobrio quanto incisivo. Brilla nella rilettura di “Chain Of Fools”, fatta fremere con piglio emotivo agro e controllato, da una prospettiva schietta e personale, priva di timori reverenziali per l’antica, elettrizzante versione di Aretha Franklin, come pure nella rivisitazione cauta e accigliata di “Someone Else Is Steppin’ In” di Denise Lasalle, rimarchevole per i suoi cambi di tensione, la sua bella puntualità drammatica: ed è irresistibile nel pulsante “Why Get Up?”, letto con esemplare, ironica misura (il suo personaggio si rifiuta di confrontarsi con la follia del mondo e si rifugia nel sonno: “This ol’ world’s gone crazy, I think I’ve seen enough / I’m gonna sleep forever, why get up?”). Ma ammirevoli sono anche la fluida grazia melodica e il lirismo insieme amaro, nostalgico e sognante con cui Wanda - su un background di piano e organo - si cala nell’immaginifica ballata country di John Prine, “Angel From Montgomery” (“If dreams were thunder and lightning was desire / This old house would’ve burnt down a long time ago”), immortalata dalla voce di Bonnie Raitt.
Ad accompagnarla nella tournée piemontese è il quartetto del suo mentore, il poliedrico tastierista Gary Erwin, comprendente Eddie Phillips alla chitarra, Chuck Morris all’armonica e John Etheridge alla batteria.
 
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