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:: LINGUAGGI JAZZ 2005 ::

Sabato 22 gennaio ore 21

DANIELE TIONE ALEX ROLLE
Double Vision


Daniele Tione, pianoforte
Alex Rolle, percussioni

Il trip intrapreso dal duo torinese di Daniele Tione e Alex Rolle, tra i più rilevanti e coerenti micro-organici jazzistici italiani, è un riuscito esempio di progetto sonico, come insinuato da Paolo Fresu nell'epigrafe di copertina di Double Vision, pubblicato nel 2004 dalla Splas(H). Affascinante per le idee e l'esecuzione quanto temerario come concetto, rappresenta la creazione - o la scoperta - di un nuovo continente, generato dall'accostamento di Europa, Africa e Americhe.
Daniele suona e compone con consapevolezza per la tradizione jazzistica afro-americana, ed è noto il suo rispetto per primari istigatori della libertà espressiva come Bill Evans, Keith Jarrett e Paul Bley. Ma il senso della struttura armonica, il pacato equilibrio nel raffigurare colori e sensazioni, la reiterazione di improvvisi attorno al tema immanente, derivano dalla mai tradita predilezione per l'impressionismo del Novecento "classico" europeo, in primis Bartok e Strawinsky. La sua linearità, colta senza essere dogmatica, attenta alle scritture del jazz americano come alla musica popolare italiana, lo ha portato a collaborare con maestri come Franco Cerri, Gianni Coscia, Claudio Fasoli. Insegna pianoforte e tecnica dell'improvvisazione presso il Centro Jazz Torino e ha partecipato a numerosi festival internazionali.
Alex adopera un kit percussivo del tutto originale, che accosta ai consueti elementi acustici un djembe senegalese, una conga, un tamburello rotabile oltre ad un assortimento imprevedibile di campanacci, woodblocks, conchiglie e cimbali, arricchendo l'armamentario ritmico e tonico con l'uso della voce e l'apporto dei loops e dell'elettronica. Assiduo sperimentatore delle tecniche percussive africane e cubane, perennemente alla ricerca di nuove forme di "vivere il ritmo", Alex è da anni tra i più innovativi (e richiesti) protagonisti del jazz italiano.
Ha all'attivo una ventina di incisioni, ha suonato con Gato Barbieri, Stefano Bollani, Enrico Rava e, per sei anni, con Franco D'Andrea ("è stata la tappa che mi ha veramente cambiato"), partecipando alle manifestazioni più importanti in Europa e Australia.
Double Vision
rappresenta non solo un duplice punto di fuga visuale, ma un insieme di narrazioni sonore, un racconto compiuto e coerente in tutti i suoi episodi, dal sedato "3/4 di Mare" alla disarmante ipnosi di "In Disparte", al cantabile dark di "Vajont", ispirato al monologo televisivo di Paolini, all'inventiva riarmonizzazione del "Goodbye Pork Pie Hat" di Charles Mingus fino al divertissement sperimentalista della sigla di "Carosello". Vi convivono inquietudine e relax, sorprendenti poliritmie, nuances timbriche e un elegante florilegio di emozioni melodiche. Non stupisce che la maturità del progetto abbia ottenuto consensi anche da un pubblico non strettamente jazzofilo, né che sia stata apprezzata da un guru - in bilico tra avanguardia e classicismo - come il trombettista Kenny Wheeler, che ha voluto prendere parte come ospite d'eccezione alle sue prime esecuzioni pubbliche.
 
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