Dal 20 al 26 ottobre 2009 |
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MARTEDI' | 20 | ASTI | Sala Pastrone - Teatro Alfieri, Via Al Teatro 2 |
MERCOLEDI' | 21 | ALESSANDRIA | Sala Ferrero - Teatro Comunale, Via Savona 1 |
GIOVEDI' | 22 | DOMODOSSOLA (VB) | Teatro Galletti, Piazza Mercato |
SABATO | 24 | TORINO | Conservatorio G.Verdi, Piazza Bodoni |
DOMENICA | 25 | PIOSSASCO (TO) | Teatro Il Mulino, Via Riva Po 9 |
LUNEDI' | 26 | VERCELLI | Teatro Civico, Via Monte di Pietà, 15 |
Nata e cresciuta nella folta comunità nera di Richmond, nella East Bay, e attivissima sul pulsante scenario della vicina Oakland, Tia Carroll dà oggi un contributo fondamentale – con la rovente schiettezza e comunicativa del suo canto – per tenere desti i valori della grande tradizione blues e soul-blues della California Settentrionale: valori che veterani come il terragno raconteur Jimmy McCracklin e l’eccentrica Sugar Pie De Santo, con i quali Tia ha recentemente collaborato come corista, partecipando con loro a importanti festival internazionali, le hanno trasmesso direttamente.
Svezzata ascoltando i dischi di Stevie Wonder, di Larry Graham, dei Beatles e di Ike e Tina Turner, Tia è emersa come vocalista di gruppi rock’n’roll e ha trovato poi ingaggi rilevanti come solista della Dave Matthews Blues Band e di numerose altre formazioni blues e rock-blues della Bay Area.
L’elemento rock rimane particolarmente tangibile nel clima e negli arrangiamenti del suo album d’esordio, Wanna Ride (1997), ma è nel Cd successivo – intitolato semplicemente Tia Carroll, sempre con una band guidata dal chitarrista George von Giesel e sempre su etichetta Big Cat Music – che la cantante ormai matura ha saputo esprimere tutta quella veemenza e veracità di screamer soul-blues che nel 2007 le ha permesso di essere premiata come cantante dell’anno dalla West Coast Blues Hall of Fame.
I suoi riferimenti stilistici sono prestigiosi. La Carroll ha la grinta e l’essenzialità crudele di una Koko Taylor, scabra regina del blues di Chicago, ma anche la passionalità agra e penetrante di una Ann Peebles, tormentosa e sensuale dominatrice del soul di St. Louis. Su disco come sul palcoscenico, il suo contralto dalla grana aspra e rugginosa e dall’irrequieto quanto ben controllato melisma sa frustare i versi di “Hound Dog” di Big Mama Thornton (e di Elvis Presley) con la giusta determinazione e una plastica combinazione di rabbia e fierezza; e sa dare spessore drammatico e i necessari contrasti espressivi e una serie di intriganti sfumature cromatiche ai ben distinti messaggi romantici e carnali di formidabili soul ballads come “At Last” o “Damn Your Eyes” o “If Loving You Is Wrong I Don’t Want to Be Right”, rivisitando le classiche versioni di Etta James o di Millie Jackson in una puntuale e personale chiave interpretativa.