
Foto: Guido Frizzoni |
Andy McCloud già da tempo ha adottato per sé il nom-de-disque di "Gentleman del jazz", estendendolo poi all'intera formazione. Nativo di Newark, New Jersey, e attivo sulla scena newyorkese dagli anni Settanta, ha lavorato a lungo con Elvin Jones, Jon Hendricks, Betty Carter, Clifford Jordan e Hilton Ruiz. Ha partecipato a una cinquantina di album, adattandosi perfettamente alle direzioni suggerite dai contesti in cui operava, dal mainstream all'avanguardia a fertili intersezioni col latin jazz.
La sua impostazione prediletta resta comunque l'onda lunga del maestoso, volitivo jazz nero variamente designato come "post bebop" o "hard bop": un mood legato a figurazioni blues, gravido di swing e di immaginazione, assertore ad un tempo di libertà e di fiera appartenenza alla tradizione. Nel repertorio dei Gentlemen of Jazz quelle linee sono espresse con coerenza, dall'eredità imprescindibile di Charlie Parker a partiture ispirate a Pharoah Sanders, Horace Silver, Lee Morgan e Clifford Jordan.
Il sassofonista Joe Ford vanta una carriera professionale di più di 40 anni. L'ultimo di una serie di prestigiosi riconoscimenti, che comprende due Grammy e ripetuti primi posti nei polls di Playboy e DownBeat, gli è stato conferito lo scorso mese di settembre, quando è stato cooptato nella Music Hall of Fame di Buffalo, NY. "La mia vita nel mondo del jazz mi ha permesso di lavorare con grandi colleghi e mi ha fatto girare il mondo", ha dichiarato in quella occasione, "ma ricevere questo tributo dalla mia città, dove tutto è iniziato, riveste un'importanza speciale". |
Ford è noto soprattutto per i suoi eccellenti trascorsi con McCoy Tyner. "Ad un musicista capita raramente di suonare a fianco di un autentico innovatore. Al pari di Coltrane, McCoy è stato responsabile di molte delle evoluzioni di stili, forme e degli stessi concetti del jazz, ed è stato un onore fare parte della sua band così a lungo."
Duane Eubanks appartiene ad una famiglia illustre. Fratello minore del trombonista Robin e del chitarrista Kevin, nipote del gigante del pianoforte Ray Bryant, ha alle spalle una considerevole carriera come trombettista in numerose big bands. In un paio di interessanti album a suo nome su TCB riconduce la colloquialità hip hop della musica che ascoltava da ragazzo a linguaggi e strutture tipiche dei modelli adottati in territorio jazz: Miles Davis, Freddie Hubbard, Blue Mitchell.
Il compositore e arrangiatore Marcus Persiani è dotato di un vocabolario stilistico variegato, e frequenta con intelligenza territori attigui al jazz, musicalità afro-cubane, funk e R&B contemporaneo. Pianista titolare delle epiche Monday Night Jam Sessions al St. Nick's di New York, lo storico pub dove aveva inciso anche Charlie Parker, per il sassofonista Patience Higgins è "la quintessenza dei jazzisti newyorkesi".
Completa degnamente la formazione Rudy Walker, dinamico batterista con trent'anni di esperienza (lo si è ascoltato a fianco di Sonny Fortune, Lou Donaldson e del poeta e performer Amiri Baraka) e una versatilità che si estende al blues e all'approfondimento delle percussioni dell'Africa occidentale. |
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