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:: LINGUAGGI JAZZ IN PIEMONTE ::

10a EDIZIONE

CHARLIE PARKER MEMORIAL

SUONO PURO  Omaggio a Bird
50 anni dalla scomparsa di Charlie Parker


con
Danilo Pala, sax alto
Aldo Rindone, pianoforte
Massimo Strati, contrabbasso
Paolo Franciscone, batteria
e gli attori
Lorenzo Bartoli, Andrea Fazzari, Paolo Giangrasso
Fabio Marchisio, Alessia Marziano, Cecilia Salvini
diretti da Mauro Avogadro

Cinquanta anni in cui il suo pensiero e le sue intuizioni hanno profondamente segnato l’evoluzione della musica.

Una sensibilità ed una curiosità rare hanno accompagnato un percorso umano difficile e sono state fondamentali per arricchire un talento naturale, permettendo a Bird di diventare la voce guida del movimento bebop, oltre che uno dei più grandi sassofonisti ed innovatori che il jazz abbia mai avuto.

La vita di Parker è stata un lampo di brevità e di intensità incredibile, un lampo la cui luce ha illuminato una distesa immensa di idee e di possibilità, su cui si continua a lavorare e a riflettere  ancora oggi.
Lo spettacolo Suono Puro nasce da un’idea di Paolo Franciscone, con la volontà di rendere un appassionato omaggio alla figura di Charlie Parker e con l’intento di riprodurre e trasmettere l’atmosfera dei club dove la sua musica prendeva forma: un suono puro, l’intensità di un uomo e di un genio che ha profondamente respirato ogni stimolo offertogli dalla vita. Una vita da ripercorrere non solo con la sua musica, ma anche ascoltando ricordi e le emozioni dei suoi contemporanei.
Suono Puro è la collaborazione del quartetto di musicisti, da sempre profondamente legati al linguaggio bebop, con un gruppo di attori diplomati alla Scuola del Teatro Stabile di Torino.
Le voci recitanti, mirabilmente coordinate da Mauro Avogadro, interpretano aneddoti, ricordi e testimonianze  di colleghi,  amici,  mogli e amanti,  che hanno condiviso tratti di vita con lui e che, seppure in circostanze  differenti, sono stati coinvolti e molto spesso “avvolti” dalla sua prorompente personalità.
Avvincente incontro di musica e parole, questo tributo a Charlie Parker è stato appositamente creato per Linguaggi Jazz per rievocare con il grande pubblico la sua arte e la sua leggenda umana.

Charlie Parker
nasce a Kansas City il 28 agosto 1929. Ben presto affiora in lui la passione per il jazz. Professionista all’età di 17 anni suona con le migliori big band della sua città, in particolare con quella di Jay McShann. Tra il 1939 ed il 1941 si mette in luce a New York nelle jam session del Monroe, e poi del Minton’s Club, introdotto da Kenny Clarke e da Thelonious Monk. Nel 1943 suona con Earl Hines e con Billy Eckstine. In quel periodo si cementa la grande amicizia e la collaborazione artistica con Dizzy Gillespie. I due diventano i fari illuminanti del movimento bebop. Nel 1946 viene ricoverato all’Ospedale Psichiatrico Camarillo. Nel 1947 riunisce un nuovo quartetto con Miles Davis. Gli anni successivi, incupiti dalla tossicodipendenza e dall’abuso di alcool,  alternano momenti di grande successo a crisi umane ed artistiche. Suona nelle tournèe di “Jazz At The Philarmonic” ed incide con un’orchestra d’archi. Si spegne il 12 marzo 1955 nell’appartamento della Baronessa Pannonica de Koenigswarter a New York.



ANDY McCLOUD’s  GENTLEMEN OF JAZZ
The Post Bebop Era


Joe Ford, sassofoni
Duane Eubanks, tromba
Marcus Persiani, pianoforte
Andy McCloud III, contrabbasso
Rudy Walker, batteria

Foto: Guido Frizzoni
Andy McCloud già da tempo ha adottato per sé il nom-de-disque di "Gentleman del jazz", estendendolo poi all'intera formazione. Nativo di Newark, New Jersey, e attivo sulla scena newyorkese dagli anni Settanta, ha lavorato a lungo con Elvin Jones, Jon Hendricks, Betty Carter, Clifford Jordan e Hilton Ruiz. Ha partecipato a una cinquantina di album, adattandosi perfettamente alle direzioni suggerite dai contesti in cui operava, dal mainstream all'avanguardia a fertili intersezioni col latin jazz.
La sua impostazione prediletta resta comunque l'onda lunga del maestoso, volitivo jazz nero variamente designato come "post bebop" o "hard bop": un mood legato a figurazioni blues, gravido di swing e di immaginazione, assertore ad un tempo di libertà e di fiera appartenenza alla tradizione. Nel repertorio dei Gentlemen of Jazz quelle linee sono espresse con coerenza, dall'eredità imprescindibile di Charlie Parker a partiture ispirate a Pharoah Sanders, Horace Silver, Lee Morgan e Clifford Jordan.

Il sassofonista Joe Ford vanta una carriera professionale di più di 40 anni. L'ultimo di una serie di prestigiosi riconoscimenti, che comprende due Grammy e ripetuti primi posti nei polls di Playboy e DownBeat, gli è stato conferito lo scorso mese di settembre, quando è stato cooptato nella Music Hall of Fame di Buffalo, NY. "La mia vita nel mondo del jazz mi ha permesso di lavorare con grandi colleghi e mi ha fatto girare il mondo", ha dichiarato in quella occasione, "ma ricevere questo tributo dalla mia città, dove tutto è iniziato, riveste un'importanza speciale".
Ford è noto soprattutto per i suoi eccellenti trascorsi con McCoy Tyner. "Ad un musicista capita raramente di suonare a fianco di un autentico innovatore. Al pari di Coltrane, McCoy è stato responsabile di molte delle evoluzioni di stili, forme e degli stessi concetti del jazz, ed è stato un onore fare parte della sua band così a lungo."
Duane Eubanks appartiene ad una famiglia illustre. Fratello minore del trombonista Robin e del chitarrista Kevin, nipote del gigante del pianoforte Ray Bryant, ha alle spalle una considerevole carriera come trombettista in numerose big bands. In un paio di interessanti album a suo nome su TCB riconduce la colloquialità hip hop della musica che ascoltava da ragazzo a linguaggi e strutture tipiche dei modelli adottati in territorio jazz: Miles Davis, Freddie Hubbard, Blue Mitchell.
Il compositore e arrangiatore Marcus Persiani è dotato di un vocabolario stilistico variegato, e frequenta con intelligenza territori attigui al jazz, musicalità afro-cubane, funk e R&B contemporaneo. Pianista titolare delle epiche Monday Night Jam Sessions al St. Nick's di New York, lo storico pub dove aveva inciso anche Charlie Parker, per il sassofonista Patience Higgins è "la quintessenza dei jazzisti newyorkesi".
Completa degnamente la formazione Rudy Walker, dinamico batterista con trent'anni di esperienza (lo si è ascoltato a fianco di Sonny Fortune, Lou Donaldson e del poeta e performer Amiri Baraka) e una versatilità che si estende al blues e all'approfondimento delle percussioni dell'Africa occidentale.

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