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:: LINGUAGGI JAZZ 2005 ::

Sabato 12 marzo ore 21, Piccolo Regio Puccini

CHRIS POTTER BAND

Chris Potter, ance
Wayne Krantz, chitarra
Fima Ephron, basso
Ari Hoenig, batteria


Foto: Michael Piazza
Nato a Chicago il Capodanno del 1971 e cresciuto a Columbia, South Carolina, Chris Potter è considerato uno dei sassofonisti più dotati delle ultime generazioni. Fluido, luminoso e tecnicamente affascinante, si è distinto in una varietà di registri, nella Mingus Big Band, in combinazione con Paul Motian e Jack DeJohnette e nei quartetti di Dave Holland e Dave Douglas. Con queste formazioni ha condiviso un sofisticato spirito per l'avventura, in cerca dell'ideale punto d'incontro tra propulsione creativa, innovazione armonica e rispetto formale delle linee melodiche.
La sua visione al sax tenore e - all'occasione - al soprano, con un suono consapevole dell'eredità di John Surman, è ovviamente rispettosa di figure cruciali come John Coltrane, Joe Henderson e Wayne Shorter, e rappresenta una sintesi, apparentemente ambiziosa per un musicista giovane, delle migliori qualità in termini di potenza, controllo ed espressività emerse negli ultimi quarant'anni di jazz.
Nella propria discografia solistica, inaugurata a soli 21 anni con Presenting Chris Potter, si è valso di gruppi di piccole dimensioni, preferibilmente quartetti, con l'obiettivo di rendere la musica il più spontanea possibile.
Il recente Lift (Universal, 2004) è frutto di una registrazione live al Village Vanguard, tempio del jazz newyorkese.Qui la magistrale padronanza dello strumento guida un emozionante susseguirsi di improvvisazioni collettive e fraseggi, come ha osservato John Fordham sul Guardian, "che muovono costantemente da un breve mini-song all'altro.
Sicuro indizio, per gli appassionati delle linee del sax ultramoderno à-la Michael Brecker, che Chris Potter rappresenta una intelligente, stimolante alternativa".
La concezione musicale del chitarrista Wayne Krantz, accanito indipendente nel caotico music biz contemporaneo, che ha prodotto sei album come leader ed ha lavorato con gli Steely Dan, Michael Brecker e Billy Cobham, trascende le consuete fasce di appartenenza come jazz, rock o fusion. Visionario, convinto sostenitore dell'unicità tra melodia e ritmo - le ricorrenti, caratteristiche pause rappresentano per lui "il silenzio che precisa il ritmo" - possiede l'invidiabile capacità di immaginare "cosa si nasconde dietro l'angolo" di una tessitura musicale.
Il bassista Fima Ephron, londinese di origine e trapiantato a New York in tenera età, è attivo nell'ambiente jazz "di frontiera", soprattutto con le formazioni neo klezmer Lost Souls e Hasidic New Wave e con la propria Soul Machine
Il drumming di Ari Hoenig rivela una particolare inclinazione per la modularità del beat. Attraverso successive dissezioni e ricomposizioni, accelerazioni e ralenti, il batterista, nato a Filadelfia e residente a Brooklyn, mantiene una costante pulsazione cinetica sotterranea, sia fisica che mentale. Oltre a incidere audaci album per sola batteria, si alterna con le formazioni di Wayne Krantz, dei sassofonisti Joshua Redman e Seamus Blake, e del pianista Kenny Werner.

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