Indietro | LINGUAGGI JAZZ Archivio 2002
-TORINO- |
Sabato 9 marzo Piccolo Regio
Puccini ore 21.15 MINGUS AMUNGUS Miles Perkins, leader e contrabbasso Steve Rossi, batteria Kevin Stuart, pianoforte Marty Wehner, trombone Joshi Marshall, sax Gavin DiStasi, tromba Martin Reynolds, vocalist Caroline Lund, dance Elizabeth Lund, dance |
Audace e innovativo per la
complessità delle strutture ritmiche e l'ampio spettro stilistico
e per l'intuizione che il basso meritasse pari dignità degli altri
strumenti solisti (fondamento del concetto di improvvisazione che per
lui non era che "composizione spontanea"), ma al medesimo tempo
virulento conservatore geloso dell'afro-americanismo delle origini, Charles
Mingus (1922 - 1979) ha accompagnato, anticipato e talora azzerato le
diverse ere del jazz. Dall'iniziale lavoro con Kid Ory, Lionel Hampton
e Louis Armstrong, alla maturazione nel trio di Red Norvo, alle monumentali
testimonianze dell'apogeo bop con Charlie Parker e Bud Powell fino alle
architetture orchestrali in forma free, il suo genio è stato perennemente
alla ricerca dell'evasione, del riscatto, della liberazione. Il contrabbassista
più influente della storia del jazz (che fu inoltre compositore,
arrangiatore, leader, pianista, cantante oltre che virulento biografo
di se stesso) era la personificazione del melting pot razziale. Meticcio
di sangue bianco, nero, asiatico e indiano, si confrontò per tutta
la vita con una società fondata su razzismo e pregiudizio, spesso
identificando storture e oppressioni sociali di un popolo nella propria
identità personale, un'ossessione confinante con la paranoia. Dotato
di un carattere diffidente e imprevedibile, ma pure di un talento e di
un'abilità tecnica fuori dal comune e di una singolare coerenza
etica, incanalò la propria rabbia nella musica: nel suo irriducibile
rifiuto a cedere a pressioni e condizionamenti modaioli, culturali e di
cassetta, non temeva di avventurarsi sistematicamente oltre i territori
sicuri. Mingus lascia una lunga, ardua eredità, testimoniata in svariate decine di album e in circa 300 opere individuali, e una filosofia artistica raccolta in varia misura dalle generazioni successive. Mingus Amungus (trascrizione fonetica del concetto di un "Mingus tra di noi") è un complesso fondato da Miles Perkins nel 1993. Rispettoso dello spirito del maestro, il bassista di Berkeley non ama "lavorare sul sicuro". Cresciuto alla fine degli anni Sessanta nel clima fertile e irriverente della Bay Area di San Francisco, circondato da musica, espressionismo, danza e controcultura e animato dalla passione per l'esplorazione, Perkins è uno strumentista creativo e un bandleader carismatico. La sua sfavillante formazione giustappone nuove trame e sfumature agli orditi mingusiani (compresa una sapida rielaborazione di "Fables of Faubus", dedicata ai misfatti del governatore razzista dell'Arkansas nell'epoca della lotta alla segregazione). Al be-bop e al gusto indigeno hip hop della California si intersecano funk e canti haitiani, melodie brasiliane e danze dell'Africa Occidentale. Beniamino della scena notturna locale e nazionale con spettacoli ad alta definizione sonora e visiva, il nonetto di all stars (che all'occasione si estende a una folla di 15 tra musicisti, cantanti e danzatrici) è stato ripetutamente insignito del Bammie Award (l'equivalente del Grammy per la Bay Area). |
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