Indietro | LINGUAGGI JAZZ Archivio 2002
-TORINO- |
Sabato 16 marzo Piccolo
Regio Puccini ore 21.15 DAVID LIEBMAN & MARC COPLAND David Liebman, sax soprano Marc Copland, pianoforte |
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Considerato "l'uomo
del Rinascimento" della musica contemporanea, David Liebman ha lasciato
il segno sul mainstream e il jazz da camera, la fusion e l'avanguardia.
Ha suonato con Elvin Jones, Miles Davis e Chick Corea, pubblicato numerosi
testi riconosciuti come classici nel campo jazz, inciso un centinaio di
album per proprio conto o da co-leader e partecipato ad almeno altri duecento.
Il cinquantaseienne sassofonista e flautista brooklyniano, specialista
(anche se non esclusivo) del soprano, ha contribuito a definire con Wayne
Shorter e Steve Lacy la voce dello strumento. Ammirato per l'inventiva e l'autorevolezza, e per la totale integrità e indipendenza, il profilo concertistico di Liebman è alto sia in patria che in Europa, ma il suo contributo sul piano pedagogico si estende a livello planetario. Nel 1989 fondò la International Association of School of Jazz, un network di scuole attivo in 35 Paesi. Concepita un po' come l'Onu, un po' come una multinazionale dell'apprendimento, la IASJ riconosce l'eredità del jazz come un immenso capitale culturale; la sua missione consiste nel reinvestire parte degli onesti profitti per il bene comune. Una dimostrazione del suo metodo didattico è in programma presso la scuola del Centro Jazz Torino. Marc Copland rappresenta una delle non comuni figure di artista che a un certo punto della sua carriera cambia definitivamente strumento e ridisegna nuovi punti di riferimento estetico. Una storia insolita, che ha già raggiunto delle svolte soddisfacenti, anche se è prematuro parlare di lieto fine. Dopo un incisivo esordio come sassofonista elettrico nei primi anni Settanta, accanto a Chico Hamilton e a John Abercrombie, e un decennio di esplorazioni musicali e personali, Marc si reinventa pianista acustico. "Mi prese una vena lirica, che insorgeva dentro di me e di cui non mi ero accorto prima. Era così forte che mi conquistò del tutto, e non tanto perché fossi attratto dal pianoforte - sebbene abbia finito per amarlo". |
David Liebman |
Marc
Copland |
Dedicandosi ad ogni brano "come a una tavolozza, e le armonie sono le tinte", rivela un approccio coloristico con pertinenza e cognizione di causa; è nota la sua passione per gli impressionisti francesi e per Van Gogh. Il suo spettro di influenze, che comprende Keith Jarrett, Herbie Hancock, Paul Bley e Bill Evans, ha prodotto in lui uno stile unico e maturo di accostarsi alle ballads, ambiente di cui è innamorato: "sono la sfida definitiva della musica. Una ballad è una finestra aperta nell'anima di un musicista". I due fuoriclasse della scena contemporanea hanno messo in comune le loro estese risorse in un recentissimo cd in cui Liebman è ospitato come "featured artist" nel quartetto di Copland. In tre brani, accantonata la ritmica, offrono alcuni esempi di mirabile lavoro in semplice duo. È questo il setting dello spettacolo, un florilegio di moods, di idee e di comunicativa, una vigorosa ma pacata complessità derivata in pari misura dall'intelletto e dalla passione. |
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