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LINGUAGGI JAZZ Archivio 2003 -TORINO-

Sabato 15 marzo Piccolo Regio ore 21.15

LEE KONITZ STRING PROJECT

Lee Konitz, sax alto
Ohad Talmor, arrangiamenti, sax tenore e clarinetto
con SPRING STRING QUARTET
Christian Wirth, violino
Marcus Wall, violino
Julian Gillesberger, viola
Stephan Punderlitschek, violoncello

Lee Konitz e Ohad Talmor

Pochi artisti come Lee Konitz sono in grado di trovare la bellezza in ogni differente situazione musicale. Nato a Chicago il 13 ottobre 1927, si mise in luce negli anni '40 con le orchestre di Jerry Wald e Claude Thornhill, in una breve ma significativa militanza nel nonetto di Miles Davis (formato che gli servirà da modello trent'anni più tardi) e al fianco di Lennie Tristano. Il suo suono era deliberatamente tenue, ma si vide presto costretto ad accentuarlo per evitare di essere sommerso dal volume dello schieramento di Stan Kenton, col quale nei primi '50 raggiunse fama internazionale ("Non era facile suonare l'alto con loro. A ripensarci, conveniva fare il batterista!").
In seguito sviluppò formazioni proprie, dedicandosi contemporaneamente all'insegnamento: classi, workshops, lezioni individuali e per corrispondenza. Uno dei pochissimi alto sassofonisti della sua generazione esente dall'influenza di Charlie Parker, Konitz si è rivelato estremamente flessibile e in grado di sviluppare di continuo nuove concezioni, cercando di evitare di essere accomunato a "generi" su cui non avesse il pieno controllo.
Estroso, imprevedibile, spesso poetico, anche nel campo della sperimentazione e dell'improvvisazione più astratta privilegia la riflessione, la pacatezza, l'equilibrio. È un concetto che risale ai tempi di Tristano: "Fu lui a insegnarmi ad avere la massima fiducia nella spontaneità. Da lui ho imparato a dominare 'la timidezza della nota iniziale' e a cercare di sbarazzarmi del superfluo. Durante tutta la carriera ho lavorato nei contesti più vari, sempre alla ricerca di quella che è la mia musica essenziale. Gli sarò sempre grato per avermi dato la capacità di trovarla".
I suoi precedenti nel dialogo con sezioni di archi sono illustri, dal classico An Image del 1958 agli ingegnosi arrangiamenti di Daniel Schnyder per Strings for Holiday, l'omaggio a Lady Day (e a Lester Young) realizzato nel 1996 con un sestetto d'archi e senza piano.
L'idea dell'attuale "Project" è di un altro grande orchestratore e sassofonista, l'israeliano Ohad Talmor. I due si sono incontrati per la prima volta a Ginevra nel 1990; in seguito, alla testa di un ensemble allargato - quattro archi, cinque fiati e sezione ritmica - hanno intrapreso un lungo tour europeo basato sull'ambiziosa composizione di Talmor Suite for Lee Konitz.
Lo Spring String Quartet è composto da quattro musicisti austriaci, avvezzi ai territori standard di jazz, pop e classica e perfetto complemento alla dolce, erudita trance di Konitz in un repertorio improntato soprattutto ai maestri impressionisti francesi del Novecento. "Quando l'approccio è onesto e c'è un reale rispetto della tradizione, qualsiasi tentativo è legittimo", spiega Talmor. "Le linee improvvisate di Lee sono una naturale estensione delle partiture scritte, e dimostrano che è possibile fondere repertorio classico e improvvisazione senza perdere l'essenza dei due mondi. Se l'arte è giustificata dalla combustione interna che accende nei cuori di uomini e donne, allora i canoni stilistici sono irrilevanti".


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