Gato Barbieri ed Enrico Rava
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Negli anni Settanta il furore del suo sassofono sedusse
un'intera generazione, contribuendo ad avvicinare al jazz tanti stimati
musicisti di oggi. Un suono trascinante che fondeva un'innata irruenza
esecutiva, in limpida sintonia con la lezione coltraniana e con gli
umori più infiammati del free jazz, con un distinguibile senso
melodico e accattivanti ritmi latini. Per citare un acuto giudizio
di Nat Hentoff, "Gato è uno dei musicisti meno astratti,
perché è sempre, esplosivamente e intrinsecamente vivo".Leandro "Gato" Barbieri,
nato a Rosario nel 1934 e cresciuto a Buenos Aires, a dodici anni ascolta
Dizzy Gillespie e il Charlie Parker di "Now Is The Time" e
ne rimane stregato. Dopo gli studi giovanili di clarinetto si avvia
al sax alto e infine al tenore. Decisiva per la sua maturazione è la
venuta in Europa nel 1962 e il fondamentale incontro, a Parigi, con
Don Cherry che lo condurrà per la prima volta a New York nel
1965. In studio di registrazione affianca Cherry in Complete Communion e Symphony
For Improvisers e il pianista sudafricano Dollar Brand e si lega
a vari progetti di Carla Bley e alla Liberation Orchestra di Charlie
Haden.A partire da Third World, il disco rivelazione inciso
per la Flying Dutchman di Bob Thiele, la stella di Gato comincerà a
brillare di luce assolutamente propria. È un'opera che, pur
in ambiente essenzialmente jazzistico, delinea l'avvento di quella
che verrà denominata World Music, a cui seguono altre pietre
miliari: in particolare Latino America e Chapter Two:
Hasta Siempre per la Impulse, e naturalmente l'indimenticabile
colonna sonora del film Ultimo Tango a Parigi, di Bernardo
Bertolucci che aveva già incontrato in patria, al festival cinematografico
di Mar della Plata. |
A Torino l'artefice di interpretazioni che Hentoff
ha giudicato "energiche affermazioni della vita e dello spirito
umano, col loro elastico accostamento di colori, ritmi e melodie" ritrova
Enrico Rava, il jazzista italiano più famoso nel mondo, con
il quale ha iniziato la carriera.
Il trombettista, nato a Trieste nel 1939 da famiglia
torinese, gode da tempo di un meritato successo: standing ovations e
tutto esaurito alla Scala di Milano come a Montreal o a Copenaghen, buone vendite
discografiche, riconoscimenti internazionali come il titolo di Cavaliere delle
Arti e delle Lettere conferitogli nel 2002 dal Ministero della Cultura francese.
Interpellato da Musica Jazz sui motivi di questo successo, confessa
che "fin dall'inizio ho messo una passione e un amore senza riserve in questa
musica, dandole la precedenza su tutto. Credo che questo amore si trasmetta al
pubblico e costituisca una delle cause di questo 'successo' ....". Nel frattempo
Rava ha terminato un altro progetto di altissimo profilo: è prossima l'uscita
di un cd del suo quintetto per la prestigiosa etichetta tedesca Ecm.
Il cast è completato da tre stelle di prima grandezza radunate per l'occasione
da due continenti: il versatile pianista Danilo Rea, reduce da un meritato successo
internazionale con i Doctor 3; il bassista Ben Street, caposaldo di varie formazioni,
in particolare quelle del chitarrista Kurt Rosenwinkel, e Clarence Penn, il batterista
preferito da Betty Carter, Wynton Marsalis e Cyrus Chestnut.
Per Gato è come un ritorno alla "completa comunione" ispirata
dagli anni con Cherry e lo stesso Enrico Rava, un'esperienza ancora emozionante
perché "in questi concerti emerge lo stile di ognuno". |
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