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13a EDIZIONE novembre-dicembre 2003 |
FLOSSIE & THE GOSPEL SINGING SISTERS | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Flossie B. Johnson, voce Bernette Taylor, voce Angela Y.Dubose, voce Ulysses Mckiver IV, tastiere Anthony Brown, basso Stanley Ladson , batteria |
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in Piemonte dal 5 al 21 dicembre Inizio concerti ore 21 |
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Per le emittenti radiofoniche religiose del
Sud-Est il loro "Jesus Won’t Let Me Suffer Too Long" è
uno dei grandi successi di inizio secolo: una di quelle fervide ballate
gospel che attraverso un palpabile crescendo di emozionalità, alternato
a momenti di riflessione, conducono alla piena catarsi, al superamento di
ogni blues terreno, creando un rapporto di totale simbiosi tra interprete
e pubblico. Flossie Johnson & The Gospel Singing Sisters conquistano
le platee battiste, metodiste e pentecostali del South Carolina e degli
Stati confinanti con una musica e un canto calati nella più verace,
ardente estetica della grande tradizione gospel: il loro messaggio è
potente e contagioso, fuori dal tempo e dalle mode, lontano - sotto il profilo
espressivo e poetico - dalle formule commerciali che degradano e banalizzano
buona parte dello scenario afroamericano contemporaneo. Raconteuse
concentrata quanto impetuosa, melodista assorta quanto ansiosa, umile quanto
determinata, shouter capace di un grido aspro e graffiante e tuttavia
caratterizzato da una certa suadente grazia, Flossie B. Johnson è
l’essenza della soulfulness della chiesa nera. Le sue performances
riecheggiano la verace e solenne forza interpretativa di giganti come Clara
Ward e Shirley Caesar, delle quali Flossie sembra rappresentare una delle
più autentiche eredi - come loro, è al contempo sincera portavoce
dei valori di una comunità e artista dotata di individualità
e di una sua eccentrica esuberanza. |
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E se l’incisività di respiro, l’immaginazione lirica e il palpitante senso drammatico dei suoi sermoni richiamano la magnetica Shirley Caesar di "No Charge" e di "Hold My Mule" (evocata nelle stesse brutali, nervose movenze sceniche, nella penetrante eloquenza dello sguardo, della mimica)e anche un’altra grande miscelatrice di predica e melodia quale Dorothy Norwood, la tensione chiaroscurale e la serrata trama ritmica del call and answer (“chiamata e risposta”, incisivo e vibrante scambio vocale tra solista e coro nella musica religiosa afroamericana tradizionale, con una funzione ritmica, emozionale e narrativa), con le sue Singing Sisters rimanda alla eccitante dialettica di Dorothy Love Coates and the Gospel Harmonettes, alla loro infuocata ed estroversa vocalità. Registrato dal vivo, il recente album Let Me Lean On You rivela nella varietà degli episodi (e nel loro comune segno tradizionale) tutto il feroce e incontaminato drive di Flossie, insieme alla sua vibrante comunicativa, al suo generoso slancio emotivo, al suo senso al contempo terragno e visionario della testimonianza: attraverso un percorso musicale e spirituale che sa essere solare e liberatorio in "I’ll Fly Away", schiettamente passionale e disinibito nell’incalzante, ipnotica combinazione di "Can I Come Home?" e "Train Fare", ombroso e inquietante nel bellissimo e terribile "Hide Behind The Moon" ("I wanna go where chilly winds don’t blow"), un tema dal passo lento e dalle larghe, suggestive armonie minori che la sua voce castana e smerigliata, dai peculiari e incisivi fremiti agrodolci, modula, tormenta e fa crescere con quel raro intreccio di veemenza predicatoria e dolente compostezza che fa di lei la versione al femminile dello scomparso maestro del gospel soul, Willie Banks. | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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