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13a EDIZIONE
novembre-dicembre 2003

FLOSSIE & THE GOSPEL SINGING SISTERS
Flossie B. Johnson, voce
Bernette Taylor, voce
Angela Y.Dubose, voce
Ulysses Mckiver IV, tastiere
Anthony Brown, basso
Stanley Ladson , batteria
in Piemonte dal 5 al 21 dicembre
Inizio concerti ore 21
VENERDI 5 GAGLIANICO Auditorium Via XX Settembre 10
MARTEDI 9 ASTI Sala Pastrone Via Al Teatro 2
MERCOLEDI 10 CRESCENTINO Confraternita San Bernardino
GIOVEDI 11 NOVI LIGURE Chiesa di San Pietro Via Roma
VENERDI 12 ROMAGNANO SESIA Sala Polivalente Via Martiri 4
SABATO 13 TORINO Piccolo Regio Piazza Castello 215
DOMENICA 14 PINEROLO Teatro Incontro Via Caprilli 31
MERCOLEDI 17 VILLADOSSOLA La Fabbrica Corso Italia 13
GIOVEDI 18 CASALE M.TO Salone Tartara Piazza Castello
DOMENICA 21 SAVIGLIANO Teatro Milanollo P.le Turletti 7
Per le emittenti radiofoniche religiose del Sud-Est il loro "Jesus Won’t Let Me Suffer Too Long" è uno dei grandi successi di inizio secolo: una di quelle fervide ballate gospel che attraverso un palpabile crescendo di emozionalità, alternato a momenti di riflessione, conducono alla piena catarsi, al superamento di ogni blues terreno, creando un rapporto di totale simbiosi tra interprete e pubblico. Flossie Johnson & The Gospel Singing Sisters conquistano le platee battiste, metodiste e pentecostali del South Carolina e degli Stati confinanti con una musica e un canto calati nella più verace, ardente estetica della grande tradizione gospel: il loro messaggio è potente e contagioso, fuori dal tempo e dalle mode, lontano - sotto il profilo espressivo e poetico - dalle formule commerciali che degradano e banalizzano buona parte dello scenario afroamericano contemporaneo. Raconteuse concentrata quanto impetuosa, melodista assorta quanto ansiosa, umile quanto determinata, shouter capace di un grido aspro e graffiante e tuttavia caratterizzato da una certa suadente grazia, Flossie B. Johnson è l’essenza della soulfulness della chiesa nera. Le sue performances riecheggiano la verace e solenne forza interpretativa di giganti come Clara Ward e Shirley Caesar, delle quali Flossie sembra rappresentare una delle più autentiche eredi - come loro, è al contempo sincera portavoce dei valori di una comunità e artista dotata di individualità e di una sua eccentrica esuberanza.
E se l’incisività di respiro, l’immaginazione lirica e il palpitante senso drammatico dei suoi sermoni richiamano la magnetica Shirley Caesar di "No Charge" e di "Hold My Mule" (evocata nelle stesse brutali, nervose movenze sceniche, nella penetrante eloquenza dello sguardo, della mimica)e anche un’altra grande miscelatrice di predica e melodia quale Dorothy Norwood, la tensione chiaroscurale e la serrata trama ritmica del call and answer (“chiamata e risposta”, incisivo e vibrante scambio vocale tra solista e coro nella musica religiosa afroamericana tradizionale, con una funzione ritmica, emozionale e narrativa), con le sue Singing Sisters rimanda alla eccitante dialettica di Dorothy Love Coates and the Gospel Harmonettes, alla loro infuocata ed estroversa vocalità. Registrato dal vivo, il recente album Let Me Lean On You rivela nella varietà degli episodi (e nel loro comune segno tradizionale) tutto il feroce e incontaminato drive di Flossie, insieme alla sua vibrante comunicativa, al suo generoso slancio emotivo, al suo senso al contempo terragno e visionario della testimonianza: attraverso un percorso musicale e spirituale che sa essere solare e liberatorio in "I’ll Fly Away", schiettamente passionale e disinibito nell’incalzante, ipnotica combinazione di "Can I Come Home?" e "Train Fare", ombroso e inquietante nel bellissimo e terribile "Hide Behind The Moon" ("I wanna go where chilly winds don’t blow"), un tema dal passo lento e dalle larghe, suggestive armonie minori che la sua voce castana e smerigliata, dai peculiari e incisivi fremiti agrodolci, modula, tormenta e fa crescere con quel raro intreccio di veemenza predicatoria e dolente compostezza che fa di lei la versione al femminile dello scomparso maestro del gospel soul, Willie Banks.
 
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