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LINGUAGGI JAZZ Archivio 2003 -TORINO-

Sabato 22 marzo Piccolo Regio ore 21.15

BASSDRUMBONE
Ray Anderson, trombone
Mark Helias, contrabbasso
Gerry Hemingway, batteria


Bassdrumbone

Ha celebrato da poco i 25 anni di attività, con l'uscita di March Of Dimes, il sintetico collettivo musicale basso-batteria-trombone di Anderson, Helias e Hemingway. I tre si incontrarono artisticamente nel 1977 in un esperimento denominato Oahspe e, nel periodo 1979-84, produssero 4 album "pieni di avvenimenti e di sostanza in cui", scrisse la critica, "ogni musicista aveva una storia da raccontare". La storia si è interrotta nel 1988, quando la compagine andò in letargo per riprendere cinque anni più tardi le attività concertistiche e ripresentarsi con una nuova incisione, Hence The Reason.
"Se ho mai avuto una casa, questa era il trombone", dichiara il perenne vincente dei referendum annuali della giuria di DownBeat . In realtà, col suo stile influente e innovativo Ray Anderson (Chicago, 1952) ha arricchito il trombone di nuove sonorità, rendendo accessibile in tutto il mondo i suoni "di casa sua".
Cresciuto a varie influenze musicali, da Duke Ellington a Sly Stone, dopo un apprendistato californiano in complessi rock e R&B, si trasferì a New York per approdare al quartetto di Anthony Braxton e infine costituire propri gruppi che comprendono funk selvatico (Slickaphonics) e second-line alla maniera neorleansiana (Pocket Brass e Alligatory Band). Sempre ansioso di superare i limiti tecnici del suo strumento, Ray, che è anche occasionale vocalista dallo schietto humour, va sempre a fondo del proprio splendente virtuosismo, avvicinando, col ricorso al growl e al vibrato, le sonorità del trombone a prolungamenti della voce umana.
Il contrabbassista e compositore Mark Helias ha esplorato i più vasti contesti entro ed ai confini del jazz. Attualmente guida il quintetto Attack The Future, che rappresenta il trademark della sua sensibilità armonica e il veicolo per una percussività legnosa, nel pizzicato come nell'archettato, vissuta in simbiosi fisica con la cassa armonica. Il gruppo, che si mantiene in mirabile equilibrio tra forma compositiva, interazioni ritmiche, eccentriche suddivisioni metriche e aperte improvvisazioni, è stato lodato soprattutto per l'elegante ineluttabilità che rivela un'arte ben costruita e una voce immediatamente riconoscibile.
Gerry Hemingway compone e interpreta musica per solista e ensemble dal 1976. Nato nel 1955 a New Haven, Connecticut, patria della prestigiosa università di Yale che lo vedrà tra le matricole, si cimenta da metà degli anni '70 al solo di percussioni (in questa veste, con l'ausilio dell'elettronica, appare nella sua prima incisione in solitudine, Solo Works, nel 1981). Nell'83 entra nel quartetto di Anthony Braxton e attraverso i tour europei allaccia contatti col violoncellista olandese Ernst Reijseger, col quale fonderà un quintetto che considera tuttora "la mia priorità assoluta".
Personalità multiforme, abile nelle contrapposizioni di timbri, sonorità e sfumature, Gerry ama spaziare da percussioni "esotiche" a scritture e grooves contemporanei (c'è un sapiente ammiccamento alla vena dei Massive Attack nel recente cd Songs, con la voce di Lisa Sokolov). "Più che improvvisatore, mi vedo come un formalista. Amo il gioco delle forme nello spazio, le diverse stratificazioni dentro la musica".


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