Vedere Al Foster in azione è come assistere a
un gioco pirotecnico. Alla batteria genera una varietà di colori,
controtempi, scherzosi riff ripetuti, rullii in crescendo,
anticipi a sorpresa alternati a pause, dialoghi tra il tom e il rullante,
la cassa e i piatti, con le mani che si accavallano ma mai si sfiorano."Aveva
tutto quello che volevo in un batterista" dice Miles Davis nella
sua autobiografia del 1989, ricordando quando per la prima volta incontrò il
drummer, nativo di Richmond, Virginia ma cresciuto a New York City,
al Cellar Club sulla 95esima a Manhattan. |
"Era
in grado di impiantare il groove ideale perché tutti
ci potessero suonare attorno, e lo faceva andare avanti per sempre " A
partire dal 1972, quando si accomodò sullo sgabello lasciato
libero da Jack de Johnette, Foster rimase per 13 anni nella band di
Miles, stabilendo anche un record di durata.
Il sessantenne Alyosius Foster, che prese in mano le bacchette da bambino su
incoraggiamento del padre contrabbassista, fa parte di un importante flusso di
innovatori nella percussione jazz, da Chick Webb ad Art Blakey a Tony Williams.
Sono Philly Joe Jones, Art Taylor e Max Roach le influenze fondamentali nell'elaborazione
di uno stile personalissimo detto "comping" per l'importanza che Foster
applica all'agire di complemento all'azione del solista.
Saldo anello di una catena tra il post bop apparentemente più ortodosso
e intriganti avventure nella poliritmia africana contemporanea, Foster ha lavorato
a lungo con Herbie Hancock, Cannonball Adderley e Horace Silver. Oltre a guidare
il proprio gruppo è disponibile per altre parti prestigiose, come col
trio di McCoy Tyner o nel quartetto di all stars denominato ScoLoHoFo, con John
Scofield, Joe Lovano e Dave Holland.
A giudizio di Herbie Hancock, la musica del tenorista israeliano Eli Degibri "si
avventura in acque non segnate sulle mappe. Compositore, arrangiatore ed esecutore
di talento, ha le potenzialità di diventare una formidabile forza nell'evoluzione
del jazz". È datato 2003 In The Beginning, esordio discografico
di questo virtuoso prosecutore del linguaggio di Sonny Rollins, in quintetto
con Aaron Goldberg, Kurt Rosenwinkel, Jeff Ballard e Ben Street.Pianista di scrittura
ed esecuzione estremamente avanzate, Kevin Hays proviene dal Connecticut e si è messo
in luce con i Harper Brothers, Joshua Redman e Joe Henderson.Dopo essere
apparso in tre album con Bob Belden, dal 1990 ha registrato a suo nome
su Blue Note, Evidence e Steeplechase. È dello
scorso anno l'ultima prova, che reca il titolo ingegnoso di Ugly Beauty. |
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