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Conservatorio G. Verdi Piazza Bodoni Torino

Sabato 5 novembre 2011 ore 21.15

Informazioni biglietti



D’ANDREA THREE featuring HAN BENNINK

Franco D’Andrea pianoforte
Daniele D'Agaro clarinetto
Mauro Ottolini trombone
Han Bennink batteria e percussioni

Il più recente tra i numerosi riconoscimenti ottenuti da Franco D’Andrea è il titolo di musicista europeo del 2010, conferitogli il 12 gennaio di quest’anno al Théâtre du Châtelet di Parigi dall’Académie du Jazz. L’occasione è stata interpretata come un premio alla vita per la musica attribuito, alla vigilia del compimento dei settant’anni, a uno dei grandi “autodidatti totali”, protagonista indiscusso del jazz contemporaneo. Meranese di nascita, D’Andrea ha praticato tromba, clarinetto, contrabbasso e sax soprano prima di approdare al pianoforte a 17 anni. Trasferitosi a Bologna, si confronta in jazz con Pupi Avati e Lucio Dalla; a 24 anni, a Roma, incide con Nunzio Rotondo e Gato Barbieri e più avanti è l’anima di formazioni seminali come il Modern Art Trio e il Perigeo. Da allora non si contano le sue collaborazioni e registrazioni con i migliori musicisti mondiali, da Max Roach a Don Byas a Dexter Gordon. Nel 2011, segnato da intensi tour a festeggiare il settantesimo compleanno, il pianista ha partecipato ai principali festival nazionali con concerti in solitudine, in quartetto (con Dave Douglas come special guest) e nel trio di più recente concezione, i D’Andrea Three. “La banda è stata il colore di riferimento del jazz tradizionale, la musica che mi ha affascinato agli esordi”, riflette ora con la mente alle migliori formazioni degli Hot Five di Louis Armstrong, composte da tromba, clarinetto, trombone, piano e batteria o banjo. Nella concezione del leader, i D’Andrea Three riassumono “l’essenza del suono di una banda”. È un’operazione a cui il pianista tiene particolarmente: “mentre col quartetto guardo al futuro, qui rileggo il lontano passato del jazz per immaginare nuove cose da fare”.

Il sassofonista e clarinettista friulano Daniele D'Agaro ha compiuto la sua formazione musicale principalmente all’estero; prima a Berlino, poi in Olanda, è stato a diretto contatto con i nomi di punta dell’improvvisazione europea. Attivo in innumerevoli progetti paralleli, è direttore della Adriatics Orchestra, ampia formazione internazionale dedicata alla ricerca e alla libera improvvisazione. Mauro Ottolini alterna l’attività in territorio jazz con quella di trombonista titolare nella prestigiosa orchestra dell’Arena di Verona, con la quale ha collaborato con tutte le star della classica e della lirica. Vanta dodici cd a suo nome, in una varietà di idiomi, e insegna trombone e musica d’insieme alla New York University con sede a Firenze. Al trio regolare si unisce il batterista olandese Han Bennink, una personalità che ama lo splitting estremo tra jazz antico e moderno. Bennink, che ha un anno meno di D’Andrea, si fece le ossa negli anni Sessanta al fianco dei fuoriclasse americani in visita nel suo paese. La sua maturazione scaturì dalle prime visite a New York, quando incontrò Charles Moffett, Elvin Jones, Billy Higgins. “Vedere loro mi aprì la mente. In Europa, i batteristi facevano sempre la parte dei bravi ragazzi: suonavano la batteria come se la stessero lucidando”. Dotato di una tecnica impeccabile e di un assertivo senso del ritmo e dello swing, è in grado di interpretare nello spirito e nella lettera ogni epoca e stile del jazz.



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