Home page Blues al Femminile
Indietro

Download immagini
ad alta definizione
  

Conservatorio G. Verdi
Piazza Bodoni Torino

Sabato 6 novembre 2010 ore 21,15

Informazioni abbonamenti e biglietti



JASON MORAN & THE BANDWAGON

Jason Moran pianoforte
Tarus Mateen basso
Nasheet Waits batteria

Jason Moran, trentacinquenne pianista nativo di Houston e inguaribilmente innamorato di Thelonious Monk, ama il rischio, ed è tecnicamente ben attrezzato per affrontarlo. Nell’ultimo album, Ten, che segna un decennio di musica con i Bandwagon, arriva a includere una sequenza armonica di puro gospel e a intitolarla “Gangsterism Over 10 Years”. Moran rappresenta in effetti una sorta di simpatico gangster del jazz, azzimato in superficie ma spietato nel temperamento musicale. Di lui si è occupato Gary Giddins su Village Voice: "L'arte del piano jazz pare sovente appesantita dalla sua stessa storia. Eppure, ascoltando Moran, chi è convinto che non sia più possibile un attacco individuale di pianoforte è costretto a ricredersi. È uno che nel proprio tocco assimila otto decenni di evoluzioni, dallo stride al free, rifiutando di riconoscere pregiudizi stilistici". Cuciniere di materie prime di varia fonte, non perde mai lo swing, ovvero l’equilibrio tra struttura formale e anarchia, e vanta una fluidità e una cura del dettaglio ammirate da artisti più anziani e celebrati; per dire, in Black Stars il trio è stato degna dimora di un ospite d'eccezione, Sam Rivers. "Sono un pianista moderno, non un pioniere", ammette con rimarchevole modestia mentre si appassiona di Schumann e di Prokofiev, dei temi vintage di James P. Johnson come "You've Got to be Modernistic", del blues contemporaneo di Same Mother - dove ai Bandwagon si aggiunge il chitarrista Marvin Sewell - e del hip hop di Afrika Bambaataa.

"Non mi ritengo un precursore o un'avanguardia. Sono modernistico. Mi piace portare nuove idee a vecchi temi".
Ten
celebra la maturazione dei Bandwagon, evoluzione di un modello che ha le basi nel trio di Bill Evans, nel quale il basso pulsante di Tarus Mateen e il creativo beat di Nasheet Waits sono elementi decisivi al pari del pianoforte del leader. Agili improvvisatori, hanno l’orecchio rivolto non soltanto l’uno agli altri ma all’atmosfera sonora complessiva, sapida, intensa e irriverente, e non rinunciano a un indomabile romanticismo. Il cd contiene brani commissionati a Jason da istituzioni importanti: "Blue Blocks" è un impegno per il Philadelphia Museum of Art; "Feedback Pt. 2", che include un sample del distorsore di Jimi Hendrix a Monterey, è stato richiesto dalla direzione del Jazz Festival di quella città. Composizioni originali come "Pas de Deux - Lines Ballet" o "RFK in the Land of Apartheid", scritta per un documentario dedicato alla visita di Robert Kennedy in Sud Africa, si affiancano a idee di Monk e di suoi emuli come Herbie Nichols o Andrew Hill e a una chiassosa ripresa di "Big Stuff" di Leonard Bernstein. L’avveduta sperimentazione e l’uso accorto dell’elettronica completano lo spettro emozionale, fatto di toni, timbri e dinamiche che Moran e i suoi comprimari padroneggiano con perizia, eleganza e lo humour di un “gangsterismo che ha già dieci anni”.


Download immagini
ad alta definizione

Per informazioni:
Associazione Culturale Centro Jazz Torino
Via Pomba 4 - 10123 Torino
Tel. ++39 011/884477
Fax ++39 011/8122345
Email: centrojazz@centrojazztorino.it