Cinema Fratelli Marx – Corso Belgio 53, Torino
ZIEGFELD FOLLIES di Vincente Minnelli (USA 1946, colore, 117 minuti, in originale con sottotitoli inglesi), con LENA HORNE, Judy Garland, Lucille Ball, Fred Astaire,
Fanny Brice, Red Skelton, Esther Williams, Victor Moore, Cyd Charisse, Gene Kelly.
Diretto per la MGM da Minnelli (l’unico citato nei titoli di testa) insieme a diversi altri specialisti del musical hollywoodiano (Norman Taurog, George Sidney,
Roy Del Ruth, Charles Walters), Ziegfeld Follies è una sontuosa fantasia comico-musicale popolata da alcune tra le maggiori star
cinematografiche degli anni Quaranta.
William Powell torna a vestire i panni del leggendario produttore di Broadway, Florenz Ziegfeld, che immagina - dalla sua dimora celeste - di organizzare un’ultima e aggiornata edizione delle stravaganti, luccicanti ed eclettiche “Follie” che lo avevano reso celebre.
Ne emerge un abbagliante caleidoscopio di vignette vaudevillesche con veterani di Broadway come
Fanny Brice e Victor Moore, di sketch comici di sapore tra surreale e cartoonesco, come quelli di
Keenan Wynn alle prese con folli frustrazioni telefoniche o di Red Skelton che trasforma la pubblicità televisiva del gin in un furibondo trip alcoolico, di bozzetti musicali incantevolmente sceneggiati, con un Fred Astaire in maschera orientale nella “pantomina drammatica” articolata sulle armonie minori di “Limehose Blues”, con i due più grandi song-and-dance men del secolo (Astaire, appunto, e Gene Kelly) che si affrontano in un esilarante duetto sul gershwiniano “The Babbit and the Bromide”, con Judy Garland calata in una brillantissima parodia della diva hollywoodiana, sino a un irresistibilmente incongruo climax canoro che richiama i ritmici jubilee del Golden Gate Quartet, o con Esther Williams che con luminoso languore disegna uno dei suoi balletti acquatici.
Lena Horne, nello splendore dei suoi tardi vent’anni esaltato dall’eleganza floreale di acconciatura e costume, è protagonista di un episodio memorabile, diretto da
Lemuel Ayers (lo art director del film) e calato nel torrido e pittoresco scenario di una locanda nera di Charleston o New Orleans, dove tra due donne si scatena improvvisa la violenza per le attenzioni di un uomo: spunto per la
pregevole canzone di Hugh Martin e Ralph Blane, “Love”, con le sua armonie misteriose, il suo ritmo incalzante e il suo testo giocato sulle contraddizioni dell’amore, che Lena distilla con magnetica sensualità e con un abbandono drammatico insieme vibrante e controllato.